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peva l’una e l’altra legge, ch’era gramatico, poeta, e soprattutto che scriveva a perfezione. — Con tutto ciò che mi venite dicendo,» ripigliò egli, «non guadagnereste in questo paese neppure un tozzo di pane; nulla è qui più inutile di simili cognizioni. Se voleste seguire il mio consiglio, vi direi di vestire un abito corto; e siccome mi sembrate sano e robusto, potrete andare nella foresta vicina a far legna; vorrete poi ad esporle in vendita sulla piazza, e vi assicuro che ve ne formerete una piccola rendita, con cui campar la vita indipendente da ognuno. Per tal mezzo, vi porrete in grado di attendere che il cielo vi si mostri propizio, e disperda il nembo di mala fortuna che contraria la vostra felicità, e vi sforza ad occultare la nascita vostra. M’incarico di trovarvi una corda ed una scure.» Il timore d’essere riconosciuto ed il bisogno di vivere mi costrinsero a prendere tal partito, malgrado la sua bassezza e la fatica che seco portava. Subito il giorno dopo il sarto mi comprò una scure ed una corda con un abito corto; e raccomandatomi ad alcuni poveri uomini, che nella medesima guisa guadagnavano il vitto, li pregò a prendermi con loro. Andai alla foresta, e nello stesso giorno ne riportai sul capo un grosso carico di legna, che vendetti mezzo scudo d’oro della moneta del paese; perchè, quantunque non lontana la selva, la legna non lasciava d’esser cara in quella città, a motivo della poca gente che si dava pensiero d’andarne a tagliare. In poco tempo guadagnai molto, e restituii al sarto il danaro per me sborsato.
«Era già più d’un anno che viveva in tal maniera, quando un giorno, essendo penetrato nella foresta più innanzi del solito, giunsi in un sito ameno, ove postomi a tagliar legna, strappando una radice d’albero, vidi un anello di ferro attaccato ad una botola dello stesso metallo. Levai immantinente la terra