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o due, dopo cui tornava dal padre. Questi viaggi diedero occasione al principe mio cugino ed a me di stringere insieme un’amicizia assai forte e particolare. L’ultima volta che lo vidi, mi accolse colle maggiori dimostrazioni di tenerezza che non avesse mai fatto, e volendo un giorno convitarmi, fece a tal uopo straordinari preparativi. Ci trattenemmo a tavola molto tempo, e dopo ch’ebbimo ben cenato: — Cugino,» mi disse, «non indovinereste mai in che cosa mi sia occupato dopo l’ultimo vostro viaggio. È già un anno che, dopo la vostra partenza, impiegai un gran numero d’operai per un disegno che medito. Ho fatto fabbricare un edificio che è terminato, ed ora vi si può alloggiare, nè vi spiacerà di vederlo; ma bisogna mi giuriate prima di mantenermi il segreto e la fedeltà: sono due cose che esigo da voi.» Non permettendomi l’amicizia e la familiarità che passavano fra noi di negargli cosa veruna, feci senza esitare un giuramento qual egli desiderava, ed allora mi disse: — Aspettatemi qui; sono in un momento da voi.» Infatti non tardò a ricomparire, e lo vidi entrare con una donna di singolar bellezza, e splendidamente vestita; egli non mi disse chi era, nè io credetti doverglielo chiedere. Tornammo a porci a tavola colla dama, e restativi ancora alcun tempo, parlando di cose indifferenti, e bevendo alla salute l’un dell’altro, il principe in fine dissemi: — Cugino, non abbiamo tempo da perdere; fatemi il favore di prender con voi questa signora, e condurla in un certo luogo ove vedrete una tomba a cupola eretta da poco. La conoscerete agevolmente: la porta n’è aperta; entratevi insieme, ed aspettetemi. Vi raggiungerò in breve.

«Fedele al mio giuramento, non volli saperne di più, e offerta la mano alla signora, mediante le indicazioni datemi dal principe mio cugino la condussi