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dosi alle tre sorelle, «poichè mi fate sì grande onore, non crediate ch’io voglia abusarne, e mi stimi uomo da meritarlo; no, mi considererò sempre come il più umile dei vostri schiavi.» Sì dicendo, voleva restituire il danaro ricevuto, ma l’austera Zobeide gli comandò di tenerlo. — Ciò ch’è uscito una volta dalle nostre mani,» gli disse, «per rimunerare chi ci ha serviti, non vi torna più....»

L’aurora che comparve venne ad impor silenzio a Scheherazade.


NOTTE XXXI


Non mancò Dinarzade la mattina appresso di pregar la sorella a proseguire il maraviglioso racconto da lei cominciato, e Scheherazade, presa tosto la parola: — Sire,» disse volgendosi al sultano, «con vostro permesso sono a soddisfare la curiosità di mia sorella.» E riprese così la storia de’ tre calenderi1:


  1. Religiosi maomettani, così chiamati dal nome del loro fondatore Calenderi. I suoi discepoli lo rappresentano come un dotto filosofo, che possedeva sovrannaturali virtù, col cui mezzo faceva miracoli, camminava egli a testa nuda ed il corpo coperto di piaghe; non portava camicia, nè altro abito fuor di una pelle di bestia selvaggia sulle spalle; aveva la cintura adorna di pietre preziose miste a diamanti falsi.
    I calenderi amano l’allegria ed il piacere, vivono alla spensierata, e ripetono spesso fra loro: «L’oggi è nostro, il domani chi sa di goderne?» Fedeli a questa massima, impiegano tutto il loro tempo a mangiare e bere. Quando sono ammessi in casa di persone ricche, cercano rendersi grati con novelle e lepidezze, onde si faccia loro buon trattamento. La maggior parte sono vagabondi, che hanno la taverna in onore quanto la moschea. Usano un’acconciatura di particolar forma.