Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/112


96

della porta. Circa alla maga, non posso dirvi precisamente ov’ella si ritragga; ma ogni giorno, al levar del sole, si reca a visitare il suo amico, dopo aver compito su me la sanguinosa esecuzione onde vi parlai, e dalla qual orribile crudeltà ben comprendete che non posso difendermi. Gli porta essa la bevanda solo alimento con cui sinora essa ha potuto conservarlo in vita; nè cessa di lagnarsi sul silenzio che ha mantenuto sempre da quando l’ho ferito. — Principe, che non potrei abbastanza compiangere,» ripigliò il sultano, «niuno può essere più vivamente commosso dalla vostra sciagura, quant’io. Giammai sì straordinaria cosa è accaduta ad alcuno, e gli autori che scriveranno la vostra storia, avranno l’onore di riferire un fatto che supera quanto fu mai narrato di più sorprendente. Una sola cosa ci manca, la vendetta che v’è dovuta; ma tutto farò per procurarvela.

«In fatti, il sultano, continuando a discorrere col giovane principe su tal proposito, dopo avergli manifestato chi era, e perchè fosse entrato nel castello, immaginò un mezzo di vendicarlo, che gli comunicò, e convennero insieme intorno alle misure da prendersi per la riuscita del disegno, la cui esecuzione fu rimessa al giorno dopo. Frattanto, essendo inoltrata la notte, il sultano prese qualche riposo: il giovane principe la passò al suo solito in continua veglia, perchè, dopo ch’era incantato, non poteva dormire, ma però con qualche speranza di venir liberato da’ suoi parimenti.

«La domane, allo spuntar del giorno, il sultano si alzò, e per cominciar ad eseguire il suo disegno, nascose in luogo remoto le sopravvesti che lo avrebbero imbarazzato, e quindi se ne andò al palazzo delle Lagrime. Lo trovò illuminato da gran quantità di torce di candida cera, e sentì un odore delizioso che usciva