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spesso a favellar meco, or non comparivano più se non per portarmi il caffè, e mi lasciavano. Per la madre mi rincresceva poco, perchè non mostrava animo compassionevole. Ma la figlia, benchè bruttina, avea certa soavità di sguardi e di parole che non erano per me senza pregio. Quando questa mi portava il caffè e diceva: «L’ho fatto io», mi pareva sempre eccellente. Quando diceva: «L’ha fatto la mamma», era acqua calda.
Vedendo sì di rado creature umane, diedi retta ad alcune formiche che venivano sulla mia finestra, le cibai sontuosamente, quelle andarono a chiamare un esercito di compagne, e la finestra fu piena di siffatti animali. Diedi parimente retta ad un bel ragno che tappezzava una delle mie pareti. Cibai questo con moscerini e zanzare, e mi si amicò, sino a venirmi sul letto e sulla mano e prendere la preda dalle mie dita.
Fossero quelli stati i soli insetti che m’avessero visitato! Eravamo ancora in primavera, e già le zanzare si moltiplicavano, posso proprio dire, spaventosamente. L’inverno era stato di una straordinaria dolcezza, e, dopo pochi venti in marzo, seguì il caldo. È cosa indicibile, come