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— Si va più in là; rispose; andiamo a Venezia, ove debbo consegnarla ad una Commissione speciale.
Viaggiammo per posta senza fermarci, e giungemmo il 20 febbraio a Venezia.
Nel settembre dell’anno precedente, un mese prima che m’arrestassero, io era a Venezia, ed aveva fatto un pranzo in numerosa e lietissima compagnia all’albergo della Luna. Cosa strana! Sono appunto dal conte e dal gendarme condotto all’albergo della Luna.
Un cameriere strabilì vedendomi, ed accorgendosi (sebbene il gendarme e i due satelliti, che faceano figura di servitori, fossero travestiti) ch’io era nelle mani della forza. Mi rallegrai di quest’incontro, persuaso che il cameriere parlerebbe del mio arrivo a più d’uno.
Pranzammo, indi fui condotto al palazzo del Doge, ove ora sono i tribunali. Passai sotto quei cari portici delle Procuratìe ed innanzi al caffè Florian, ov’io avea goduto sì belle sere nell’autunno trascorso: non m’imbattei in alcuno de’ miei conoscenti.
Si traversa la piazzetta... E su quella piazzetta, nel settembre addietro, un mendico mi