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Capo XVII.
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Ma quando l’animo era quetato io rifletteva alle smanie sofferte, e adirandomi della mia debolezza, studiava il modo di guarirne. Giovommi a tal uopo questo espediente. Ogni mattina, mia prima occupazione, dopo breve omaggio al Creatore, era il fare una diligente e coraggiosa rassegna d’ogni possibile evento atto a commuovermi. Su ciascuno fermava vivamente la fantasia, e mi vi preparava: — dalle più care visite, fino alla visita del carnefice, io le immaginava tutte. Questo tristo esercizio sembrava per alcuni giorni incomportevole, ma volli essere perseverante, ed in breve ne fui contento.
Al primo dell’anno (1821), il conte Luigi Porro ottenne di venirmi a vedere. La tenera e calda amicizia ch’era tra noi, il bisogno che avevamo di dirci tante cose, l’impedimento che a questa effusione era posto dalla presenza d’un attuario, il troppo breve tempo che ci fu dato di stare insieme, i sinistri presentimenti che mi