Pagina:Le mie prigioni.djvu/350


( 338 )

giunto notizia nel carcere, avea cessato di vivere nove mesi prima!

M’è dolce credere essere debitore della mia libertà a tutti coloro che m’amavano e che intercedevano incessantemente presso Dio per me, ed in particolar guisa ad una sorella che morì con indizii di somma pietà. Dio la compensi di tutte le angosce che il suo cuore sofferse a cagione delle mie sventure!

I giorni passavano, e la permissione di partire di Novara non veniva. Alla mattina del 16 settembre questa permissione finalmente mi fu data, e ogni tutela di carabinieri cessò. Oh da quanti anni non m’era più avvenuto d’andare ove mi piaceva senza accompagnamento di guardie!

Riscossi qualche danaro, ricevetti le gentilezze di persona conoscente di mio padre, e partii verso le tre pomeridiane. Avea per compagni di viaggio una signora, un negoziante, un incisore, e due giovani pittori, uno de’ quali era sordo e muto. Questi pittori venivano da Roma; e mi fece piacere l’intendere che conoscessero la famiglia di Maroncelli. È sì soave cosa il poter parlare di coloro che amiamo con alcuno che non siavi indifferente!