Pagina:Le mie prigioni.djvu/324


( 312 )

non poteva essere che uno. — Fosse il povero vecchio Munari! fosse quello! fosse quell’altro! Niuno era per cui non facessimo voti.

Finalmente la porta s’apre, e vediamo quel compagno essere il signor Andrea Tonelli, da Brescia.

Ci abbracciammo. Non potevamo più pranzare.

Favellammo sino a sera, compiangendo gli amici che restavano.

Al tramonto ritornò il direttore di polizia per trarci di quello sciagurato soggiorno. I nostri cuori gemevano, passando innanzi alle carceri de’ tanti amati, e non potendo condurli con noi! Chi sa quanto tempo vi languirebbero ancora? chi sa quanti di essi doveano quivi esser preda lenta della morte?

Fu messo a ciascuno di noi un tabarro da soldato sulle spalle ed un berretto in capo, e così, coi medesimi vestiti da galeotto, ma scatenati, scendemmo il funesto monte, e fummo condotti in città, nelle carceri della polizia.

Era un bellissimo lume di luna. Le strade, le case, la gente che incontravamo, tutto mi pareva sì gradevole e sì strano, dopo tanti anni che non avea più veduto simile spettacolo!