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Capo XCI.

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Spuntò il 1.° d’agosto del 1830. Volgeano dieci anni, ch’io avea perduta la libertà; ott’anni e mezzo ch’io scontava il carcere duro.

Era giorno di domenica. Andammo, come le altre feste, nel solito recinto. Guardammo ancora dal muricciuolo la sottoposta valle ed il cimitero, ove giaceano Oroboni e Villa; parlammo ancora del riposo, che un dì v’avrebbero le nostre ossa. Ci assidemmo ancora sulla solita panca ad aspettare che le povere condannate venissero alla messa, che si diceva prima della nostra. Queste erano condotte nel medesimo oratorietto, dove per la messa seguente andavamo noi. Esso era contiguo al passeggio.

È uso in tutta la Germania che durante la messa il popolo canti inni in lingua viva. Siccome l’impero d’Austria è paese misto di tedeschi e di slavi, e nelle prigioni di Spielberg il maggior numero de’ condannati comuni appartiene all’uno o all’altro di que’ popoli, gl’inni vi si