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comprendere il tempo del processo (e questa supposizione era la più verisimile), ma bensì cominciare dalla pubblicazione della condanna, i sett’anni e mezzo non sarebbero finiti che nel 1829.

Tutti i termini calcolabili passarono, e grazia non rifulse. Intanto, già prima dell’uscita di Solera e Fortini, era venuto al mio povero Maroncelli un tumore al ginocchio sinistro. In principio il dolore era mite, e lo costringea soltanto a zoppicare. Poi stentava a trascinare i ferri, e di rado usciva a passeggio. Un mattino d’autunno, gli piacque d’uscir meco per respirare un poco d’aria: v’era già neve; ed in un fatale momento ch’io nol sosteneva, inciampò e cadde. La percossa fece immantinente divenire acuto il dolore del ginocchio. Lo portammo sul suo letto; ei non era più in grado di reggersi. Quando il medico lo vide, si decise finalmente a fargli levare i ferri. Il tumore peggiorò di giorno in giorno, e divenne enorme, e sempre più doloroso. Tali erano i martirii del povero infermo, che non potea aver requie né in letto, né fuor di letto.

Quando gli era necessità muoversi, alzarsi, porsi a giacere, io dovea prendere colla maggior