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Capo LXXXI.
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Nel 1825 Schiller fu riputato omai troppo indebolito dagli acciacchi della vecchiaia, e gli diedero la custodia d’altri condannati, pei quali sembrasse non richiedersi tanta vigilanza. Oh quanto c’increbbe ch’ei si allontanasse da noi, ed a lui pure increbbe di lasciarci!
Per successore ebb’egli dapprima Kral, uomo non inferiore a lui in bontà. Ma anche a questo venne data in breve un’altra destinazione, e ce ne capitò uno, non cattivo, ma burbero ed estraneo ad ogni dimostrazione d’affetto.
Questi mutamenti m’affliggevano profondamente. Schiller, Kral e Kubitzky, ma in particolar modo i due primi ci avevano assistiti nelle nostre malattie come un padre ed un fratello avrebbero potuto fare. Incapaci di mancare al loro dovere, sapeano eseguirlo senza durezza di cuore. Se v’era un po’ di durezza nelle forme, era quasi sempre involontaria, e riscattavanla pienamente i tratti amorevoli che ci usavano.