Pagina:Le mie prigioni.djvu/247


( 235 )

— Perchè non potrei; perchè la solitudine continua è tormento sì crudele per me, che non resisterò mai al bisogno di mettere qualche voce da’ polmoni, d’invitare il mio vicino a rispondermi. E se il vicino tacesse, volgerei la parola alle sbarre della mia finestra, alle colline che mi stanno in faccia, agli uccelli che volano.

Der teufel! e non mi vuol promettere?

— No, no, no! sclamai. —

Gettò a terra il romoroso mazzo delle chiavi, e ripeté: — Der teufel! der teufel! Indi proruppe abbracciandomi:

— Ebbene, ho io a cessare d’essere uomo per quella canaglia di chiavi? Ella è un signore come va, ed ho gusto che non mi voglia promettere ciò che non manterrebbe. Farei lo stesso anch’io. — Raccolsi le chiavi e gliele diedi.

— Queste chiavi, gli dissi, non sono poi tanto canaglia, poichè non possono, d’un onesto caporale qual siete, fare un malvagio sgherro.

— E se credessi che potessero far tanto, rispose, le porterei a’ miei superiori, e direi: se non mi vogliono dare altro pane che quello del carnefice, andrò a dimandare l’elemosina. —

Trasse di tasca il fazzoletto, s’asciugò gli oc-