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Capo LXIV.

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Per dir vero, se la pena era severissima ed atta ad irritare, avevamo nello stesso tempo la rara sorte, che buoni fossero tutti coloro che vedevamo. Essi non potevano alleggerire la nostra condizione, se non con benevole e rispettose maniere; ma queste erano usate da tutti. Se v’era qualche ruvidezza nel vecchio Schiller, quanto non era compensata dalla nobiltà del suo cuore! Persino il miserabile Kunda (quel condannato che ci portava il pranzo, e tre volte al giorno l’acqua) voleva che ci accorgessimo che ci compativa. Ei ci spazzava la stanza due volte la settimana. Una mattina spazzando, colse il momento che Schiller s’era allontanato due passi dalla porta, e m’offerse un pezzo di pan bianco. Non l’accettai, ma gli strinsi cordialmente la mano. Quella stretta di mano lo commosse. Ei mi disse in cattivo tedesco (era polacco): — Signore, le si dà ora così poco da mangiare, ch'ella sicuramente patisce la fame. —