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— Chi sei, sventurato? gridai, chi sei? Dimmi il tuo nome. Io sono Silvio Pellico.

— Oh Silvio! gridò il vicino, io non ti conosco di persona, ma t’amo da gran tempo. Accòstati alla finestra, e parliamoci a dispetto degli sgherri. —

M’aggrappai alla finestra, egli mi disse il suo nome, e scambiammo qualche parola di tenerezza.

Era il conte Antonio Oroboni, nativo di Fratta presso Rovigo, giovine di ventinove anni.

Ahi, fummo tosto interrotti da minacciose urla delle sentinelle! Quella del corridoio picchiava forte col calcio dello schioppo, ora all’uscio d’Oroboni, ora al mio. Non volevamo, non potevamo obbedire; ma pure le maledizioni di quelle guardie erano tali, che cessammo, avvertendoci di ricominciare quando le sentinelle fossero mutate.