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Capo LXI.
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La mattina del giovedì, dopo una pessima notte, indebolito, rotte le ossa dalle tavole, fui preso da abbondante sudore. Venne la visita. Il soprintendente non v’era: siccome quell’ora gli era incomoda, ei veniva poi alquanto più tardi.
Dissi a Schiller: — Sentite come sono inzuppato di sudore; ma già mi si raffredda sulle carni; avrei bisogno subito di mutar camicia.
— Non si può! gridò con voce brutale. —
Ma fecemi secretamente cenno cogli occhi e colla mano. Usciti il caporale e le guardie, ei tornò a farmi un cenno, nell’atto che chiudeva la porta.
Poco appresso ricomparve, portandomi una delle sue camicie, lunga due volte la mia persona.
— Per lei, diss’egli, è un po’ lunga, ma or qui non ne ho altre.
— Vi ringrazio, amico, ma siccome ho portato allo Spielberg un baule pieno di biancheria, spero che non mi si ricuserà l’uso delle mie ca-