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tutti i tormenti del carcere, ma deh, ch’io ami! deh, liberami dal tormento d’odiare i miei simili!.

A mezzanotte udii molti passi nel corridoio. Le chiavi stridono, la porta s’apre. È il caporale con due guardie, per la visita.

— Dov’è il mio vecchio Schiller? diss’io con desiderio. Ei s’era fermato nel corridoio.

— Son qua, son qua, rispose. —

E venuto presso al tavolaccio, tornò a tastarmi il polso, chinandosi inquieto a guardarmi, come un padre sul letto del figliuolo infermo.

— Ed or che me ne ricordo, dimani è giovedì! borbottava egli; pur troppo giovedì!

— E che volete dire con ciò?

— Che il medico non suol venire, se non le mattina del lunedì, del mercoledì e del venerdì, e che dimani pur troppo non verrà.

— Non v’inquietate per ciò.

— Ch’io non m’inquieti, ch’io non m’inquieti! In tutta la città non si parla d’altro che dell’arrivo di lor signori: il medico non può ignorarlo. Perché diavolo non ha fatto lo sforzo straordinario di venire una volta di più?

— Chi sa che non venga dimani, sebben sia giovedì? —