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quali portano benissimo impresso il carattere di bontà, e non vi sieno facce di ribaldi che portano benissimo impresso quello di ribalderia; ma sostengo che molte havvene di dubbia espressione.

Insomma, entratomi alquanto in grazia il vecchio Schiller, lo guardai più attentamente di prima, e non mi dispiacque più. A dir vero, nel suo favellare, in mezzo a certa rozzezza, eranvi anche tratti d’anima gentile.

— Caporale qual sono, diceva egli, m’è toccato per luogo di riposo il tristo ufficio di carceriere: e Dio sa, se non mi costa assai più rincrescimento che il rischiare la vita in battaglia! —

Mi pentii di avergli dimandato con alterigia da bere. — Mio caro Schiller, gli dissi, stringendogli la mano, voi lo negate indarno, io conosco che siete buono, e poichè sono caduto in quest’avversità, ringrazio il Cielo di avermi dato voi per guardiano. —

Egli ascoltò le mie parole, scosse il capo, indi rispose, fregandosi la fronte, come uomo che ha un pensiero molesto:

— Io sono cattivo, o signore; mi fecero prestare un giuramento, a cui non mancherò mai.