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Capo LII.
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Qual dolce istante fu per l’amico e per me il rivederci, dopo un anno e tre mesi di separazione e di tanti dolori! Le gioie dell’amicizia ci fecero quasi dimenticare per alcuni istanti la condanna.
Mi strappai nondimeno tosto dalle sue braccia, per prendere la penna e scrivere a mio padre. Io bramava ardentemente che l’annuncio della mia trista sorte giungesse alla famiglia da me, piuttosto che da altri, affinchè lo strazio di quegli amati cuori venisse temperato dal mio linguaggio di pace e di religione. I giudici mi promisero di spedir subito quella lettera.
Dopo ciò, Maroncelli mi parlò del suo processo, ed io del mio, ci confidammo parecchie carcerarie peripezie, andammo alla finestra, salutammo tre altri amici ch’erano alle finestre loro: due erano Canova e Rezia, che trovavansi insieme, il primo condannato a sei anni di carcere duro, ed il secondo a tre; il terzo era il