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espressione ridicola, direi quasi paterna. Da pochi giorni quel caro ragno di cui parlai, era, non so per qual motivo, emigrato; ma io diceva: — Chi sa che non si ricordi di me e non ritorni? — Ed or che me ne vado, ritornerà forse, e troverà la prigione vota, o se vi sarà qualch’altro ospite, potrebb’essere un nemico de’ ragni, e raschiar giù colla pantoffola quella bella tela, e schiacciare la povera bestia! Inoltre quella trista prigione non m’era stata abbellita dalla pietà della Zanze? A quella finestra s’appoggiava sì spesso, e lasciava cadere generosamente i bricioli de’ buzzolai alle mie formiche. Lì solea sedere; qui mi fece il tal racconto; qui il tal altro; là s’inchinava sul mio tavolino e le sue lagrime vi grondarono! —

Il luogo ove mi posero era pur sotto i piombi, ma a tramontana e ponente, con due finestre, una di qua l’altra di là; soggiorno di perpetui raffreddori, e d’orribile ghiaccio ne’ mesi rigidi.

La finestra a ponente era grandissima; quella a tramontana era piccola ed alta, al disopra del mio letto.

M’affacciai prima a quella, e vidi che metteva verso il palazzo del patriarca. Altre prigioni erano