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Capo XXXVII.
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Guardai que’ due brani, e meditai un istante sull’incostanza delle cose umane e sulla falsità delle loro apparenze. — Poc’anzi tanta brama di questa lettera, ed ora la straccio per isdegno! Poc’anzi tanto presentimento di futura amicizia con questo compagno di sventura, tanta persuasione di mutuo conforto, tanta disposizione a mostrarmi con lui affettuosissimo, ed ora lo chiamo insolente! —
Stesi i due brani un sull’altro, e collocato di nuovo come prima l’indice e il pollice di una mano, e l’indice e il pollice dell’altra, tornai ad alzare la sinistra ed a tirar giù rapidamente la destra.
Era per replicare la stessa operazione, ma uno dei quarti mi cadde di mano; mi chinai per prenderlo, e nel breve spazio di tempo del chinarmi e del rialzarmi, mutai proposito e m’invogliai di rileggere quella superba scritta.
Siedo, fo combaciare i quattro pezzi sulla Bib-