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siero volgare e maligno m’entrò ad un tratto nel capo, mi fece ribrezzo, volli cacciarlo e non potei.
Tremerello m’aveva accennato un infame sospetto, intorno la Zanze: che fosse un’esploratrice de’ miei secreti, ella! quell’anima candida! che nulla sapeva di politica! che nulla volea saperne!
Di lei m’era impossibile dubitare; ma mi chiesi: Ho io la stessa certezza intorno Tremerello? E se quel mariuolo fosse stromento d’indagini subdole? Se la lettera fosse fabbricata da chi sa chi, per indurmi a fare importanti confidenze al novello amico? Forse il preteso prigione che mi scrive, non esiste neppure; — forse esiste, ed è un perfido che cerca d’acquistare secreti, per far la sua salute rivelandoli; — forse è un galantuomo, sì, ma il perfido è Tremerello, che vuol rovinarci tutti e due per guadagnare un’appendice al suo salario.
Oh brutta cosa, ma troppo naturale a chi geme in carcere, il temere dappertutto inimicizia e frode!
Tai dubbi m’angustiavano, m’avvilivano. No; per la Zanze io non avea mai potuto averli un momento! Tuttavia, dacchè Tremerello avea