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Capo XXXIV.

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Ogni lettore che abbia un po’ d’immaginativa capirà agevolmente, quanto un foglio simile debba essere elettrico per un povero prigioniero, massimamente per un prigioniero d’indole niente affatto selvatica, e di cuore amante. Il mio primo sentimento fu d’affezionarmi a quell’incognito, di commuovermi sulle sue sventure, d’esser pieno di gratitudine per la benevolenza ch’ei mi dimostrava. — Sì, sclamai, accetto la tua proposizione, o generoso. Possano le mie lettere darti egual conforto a quel che mi daranno le tue, a quel che già traggo dalla tua prima! —

E lessi e rilessi quella lettera con un giubilo da ragazzo, e benedissi cento volte chi l’avea scritta, e pareami ch’ogni sua espressione rivelasse un’anima schietta e nobile.

Il sole tramontava; era l’ora della mia preghiera. Oh come io sentiva Dio! com’io lo ringraziava di trovar sempre nuovo modo di non lasciar languire le potenze della mia mente e del