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— Quando abbiamo parlato insieme di religione, diceva ella, io prego più volentieri e con più fede. —
E talvolta troncando ad un tratto un ragionamento frivolo, prendeva la Bibbia, l’apriva, baciava a caso un versetto, e volea quindi ch’io gliel traducessi e commentassi. E dicea: — Vorrei che ogni volta che rileggerà questo versetto, ella si ricordasse che v’ho impresso un bacio. —
Non sempre per verità i suoi baci cadeano a proposito, massimamente se capitava aprire il Cantico de’ Cantici. Allora, per non farla arrossire, io profittava della sua ignoranza del latino, e mi prevaleva di frasi in cui, salva la santità di quel volume, salvassi pur l’innocenza di lei, ambe le quali m’ispiravano altissima venerazione. In tali casi non mi permisi mai di sorridere. Era tuttavia non picciolo imbarazzo per me, quando alcune volte non intendendo ella bene la mia pseudo-versione, mi pregava di tradurle il periodo parola per parola, e non mi lasciava passare fuggevolmente ad altro soggetto.