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di seta, di velluto e anche di cuoio, con ricami e ornamenti di seta, di argento e di oro. Anzi, in occasione di feste, di ricevimenti, di danze spesse volte i mobili erano rozzi e brutti e per salvare il decoro e le apparenze si toglievano a prestito 0 a nolo delle ricche housses per coprirli.

Dapprima usavansi metterle quali semplici stoffe per coprire i mobili e preservarli dalla polvere e dall’azione distruggitrice della luce; in seguito le adattarono con più esattezza ai mobili, quasi una camicia, e le chiamarono housses à la romaine; quando rivestivano da cima a fondo il mobile, furono anche chiamate housses trainantes e tenute ferme da nastri o da semplici fermagli.

Tra queste housses à la romaine erano in voga nel Piemonte quelle di tela bandera ricamata in lana monocroma o policroma a disegni a fiori, giranti sovra un motivo architettonico, o sparsi a ghirlandette e a mazzi, alternati da nastri che s’intrecciavano, correvano, dando all’intero disegno una vaghezza e una leggerezza sorprendente. Specie i letti erano coperti da grandi housses in tal genere, e per la grazia e la praticità, poiché si potevano lavare, per una certa garbata rusticità, formavano il mobilio preferito di camere da letto campestri.

In molte ville antiche patrizie piemontesi, come al castello di Guarme dei conti Collegno, alla villa di Campiglione presso Pinerolo dei marchesi S. Germano, alla villa Moglia presso Chiesi dei marchesi Federici, di Castagneto presso Chivasso dell’ing. cav. Arturo Ceriana, alla villa Agnelli in Villar-Perosa nella valle del Chisone, al castello di Cherasco dell’on. Fracassi e in molti altri, ville e palazzi della nobiltà e dell’alta borghesia piemontese, ne esistono tutt’ora dei bellissimi avanzi.

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