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10 | le industrie femminili italiane |
L’impulso era dato: qua e là nei punti più varii d’Italia sorsero operosi laboratori ove si riaccesero i fuochi languenti dell’arte, per «opera di gentili signore.
«Le giovanette si piegarono a raccogliere dalle lavoratrici più abili il segreto di un’arte morente, e quel segreto si spiegò rigoglioso in opere mirabili, sotto la loro guida, fatta di artistica e materna benevolenza.
Nel 1902 la signorina Rosy Amadori ottenne che la Federazione romana delle opere di attività femminile promovesse in Roma un’Esposizione vendita nazionale di lavori muliebri, che si aprì sotto l’augurale patronato delle LL. MM. Questa Esposizione e l’altra che la seguì nel 1903 rivelarono all’Italia e all’estero che non era morto l’antico «valore delle nostre operaie.
Ora l’Esposizione, per sua natura effimera e caduca, cede il posto ad una forma durevole d’impresa, e si tramuta in Società cooperativa; il voto che uscì da tutte quelle esperienze, fra poche ore sarà una vivente verità. Vogliamo creare un vigoroso strumento di economia commerciale, che apra le vie internazionali ai prodotti femminili italiani, educandoli pazientemente coi consigli dell’arte alle forme più elette. Vogliamo creare mediante la cooperazione, una grande casa industriale, capace di eliminare gli intermediari che sfruttano il timido lavoro delle donne. Vogliamo portare sulle ali del commercio dovunque palpita il gusto dell’arte, con una rete ben ordinata di agenzie, di rappresentanze, di relazioni durevoli, le grazie dell’arte italiana, raccogliendole dai musei, dai libri, dai disegni antichi, dalle forme spontanee della vita, onde il tesoro artistico degli avi, riproducendosi in nuove forme industriali, procuri un guadagno più umano alle nostre lavoratrici. Vogliamo, insomma, elevare la loro condizione economica, sia coi mezzi «iretti, cioè colla vendita a prezzi più rimunerativi, colla ricerca di un mercato più vasto, sia coi mezzi indiretti, che consistono nel combattere severamente i prodotti grotteschi, disgustosi e disadatti, per estendere col credito dell’impresa le richieste del suo lavoro.
Lo Statuto che dovete discutere non è una copia stereotipata sui modelli comuni; esso è sorto da sottili esperienze e da sottili discussioni dibattute in salotto ospitale. Il suo schema è questo: l’assemblea degli azionisti amministra gli interessi patrimoniali dell’azienda