Pagina:Le industrie femminili.djvu/195

ISOLA MAGGIORE

(LAGO TRASIMENO)


La notte era buia, il Iago tristissimo; non un raggio di luna, non un sorriso di luce, ma folate di vento impetuoso, ma guizzi di lampi, che a guisa di serpenti luminosi, sembravano ricercare la profondità delle acque. E il lago era deserto e deserta era la riva; solo un umile fraticello, nella mesta ora del tramonto, batteva alla porta di una povera casa di Passignano e umilmente chiedeva a un pescatore di condurlo là alla vicina Isola Maggiore, in quella notte oscura. E la sua preghiera fatta di umiltade e d’amore vinse le paure del pescatore e la scafa scese nell’acqua e si staccò dalla riva e fu più forte dell’onde, fu più forte del vento.

Il fraticello teneva fra le mani un cero acceso, stella vagante nella grande oscurità, e un pane, e la sua fede. E giunsero a tarda ora ad Isola Maggiore; e nell’isola deserta il fraticello visse quaranta giorni, quaranta notti nella solitudine delle sue preghiere, nell’ardore della sua fede, nei deliri della sua carità. E lasciò in riva al lago sopra un masso, dove