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parte seconda 45

Questo regalo era un legato lasciato al Granduca Cosimo III ed al Principe suo primogenito dal cardinale Lazzaro Pallavicini di Genova, per riconoscenza dei molti favori da esso ricevuti. Detto cardinale morì nel 20 aprile 1680, e lasciò erede universale il figlio secondogenito di Gio. Battista Rospigliosi Duca di Zavarola, il quale in adempimento del suddetto legato mandava ogni anno un bacile d’argento, che veniva presentato per mezzo del Marchese Alessandro Capponi e quindi dal Conte Piero Strozzi.

Sotto gli altri Granduchi Medici, fino a Giovan Gastone ultimo della famiglia, nessuna innovazione fu fatta alle feste di S. Giovanni; solo nel 1616, il carro della Zecca che compariva sulla piazza della Signoria per i consueti omaggi, fu coperto di verghe d’oro e d’argento. Nel mezzo del Carro era un’arme grande di Cosimo II allora Granduca, e di Maria Maddalena di Austria sua consorte, quale arme era tutta composta di verghe d’oro. Ignazio Orsini nella storia delle monete dei Granduchi di Toscana dice che il detto oro ed argento che ornava il carro della Zecca poteva valutarsi a sessantamila scudi.

Sotto il Governo di Cosimo II, cioè nell’anno 1629, furono definitivamente abolite le così dette Potenze che fino a allora avevano preso parte talvolta alle feste di S. Giovanni. Queste Potenze cessarono stante le molte spese che arrecavano al popolo; ma più anche per la dissipazione del tempo, e più di tutto per le grandi inquietudini che cagionar dovevano ai Medici quelle radunate di gente tumultuosa, pronta ad ogni sommossa se avesse trovato un capo. In diversi canti della città vedonsi tuttora degli anelli di ferro ove tenevansi le bandiere di queste Potenze e sono restati altresì diversi cartelletti di marmo con l’insegna loro allusiva, come vedesi al Canto alla Mela, alla chiesa