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parte seconda 41

L’arte dei Mercatanti estraeva a sorte alcuni ufiziali, che dovevano recarsi presso l'arcivescovo di Firenze, onde invitarlo a celebrare la solenne messa nel giorno della festa. Egli vi interveniva assistito da cinque canonici.

Recava la consuetudine che l’arte dei Mercatanti dovesse regalare all’arcivescovo libbre 6 candelotti, e alquante paia di galletti e quattro fiaschi di Verdea; i cinque canonici avevano soltanto quattro fiaschi di vino per ciascheduno.

Venuto a morte Cosimo I gli successe il figlio Francesco.

Nell’anno 1577, nacque al medesimo un figlio per il che nel giorno di S. Giovanni furono fatte per la città feste straordinarie. Si dice che fosse gettato molto denaro al popolo, e messe sulla ringhiera molte botti di vino, quale corse in rigagnoli fino al Ponte Tecchio. Nel giorno precedente furono fatte le solite processioni con l’aggiunta di alcuni carri e trionfi; esiste una descrizione delle medesime fatta da Francesco Dini, ove specialmente si fa menzione di un carro della compagnia di S. Niccolò, ornato di figure allegoriche, e di fanciulli vestiti da angioli dietro al quale seguivano venti cavalli montati da giovani ancor questi con simboli allegorici.

Sotto il governo di Ferdinando I de’ Medici, che nel 1587, successe al fratello Francesco, continuarono le solite feste. Neil’anno seguente venuto in Firenze il Duca di Mantova insieme ad Eleonora de’ Medici sua consorte, furono anche più splendide; poiché le strade ove si faceva la mostra delle mercanzie, dei broccatelli, telette e drapperie d’oro e di seta vennero coperte con padiglioni, e secondo quanto riferisce Baccio Cancellieri nella vita di Ferdinando I, anche le botteghe di sarti, speziali e merciai furono prese in prestanza e ridotte ad uso di fondaco, onde