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parte seconda | 39 |
Era costune anche anticamente che in tal festività un gentiluomo senese portasse lettere della città di Siena, con espressioni di fedeltà e vassallaggio, insieme con esso venivano diversi cavalieri, però quest’uso fu tolto per diminuire la spesa e fu incaricato invece di tal cerimonia qualche gentiluomo senese che si trovasse in Firenze.
La chiamata delle città e castelli che dovevano presentarsi a questa rassegna, veniva fatta dal Banditore; e quando era chiamata la città di Siena si avanzava alla testa dei paliotti della città stessa un uomo a cavallo vestito di velluto bianco e nero, tutto trinato con bardatura simile, nella quale erano quattro armi della città di Siena, due con la lupa, e due in campo bianco e nero. Il cavallo aveva un cappuccio pure di velluto bianco e nero, con arme del Granduca in fronte e rosa bianca e nera. L’uomo a cavallo portava una gran tazza d’argento ov’era cesel- lata una lupa che allatta Romolo e Remo, a piedi poi stava un servitore vestito degli stessi colori; dopo che anche da questi era reso l’omaggio, seguiva il Banditore a chiamare le altre città.
Alle feste eseguite nell’anno 1541, intervenne per la prima volta la Guardia alemanna, fatta venire da Cosimo I, in Firenze, composta di numero 200 soldati che erano alloggiati in Fortezza da Basso, e che tenevano il corpo di guardia nel palazzo dei Medici in via Larga ove abitava Cosimo, ed anche al palazzo della Signoria. Tre anni dopo, cioè nel 1544, vennero anche 60 Cavalleggieri spagnoli per guardia di Cosimo I, che furono alloggiati nel Corso dei Tintori nei locali del Convento di S. Croce.
Alla solenne funzione degli omaggi in Piazza della Si- gnoria intervenivano pure tutti i Magistrati, non che il Potestà e Giudici, preceduti dai Trombettieri e Mazzieri, e