Pagina:Le feste di San Giovanni in Firenze.djvu/42

36 le feste di s.giovanni

si alzava altro palco per le persone del seguito ed altri addetti alla Corte. All’intorno della piazza venivano inalzati altri palchi in simetria circolare in forma di anfiteatro. Sbarazzata la piazza dalle carrozze, e da una guglia ad un altra tirato un canapo, il Grranduca ordinava al maestro di camera che mandasse un Lacchè a far dare le mosse. La carriera cominciava dalla guglia presso S. Maria Novella facendo per tre volte il giro della piazza.

Corso il palio soleva il granduca Cosimo recarsi al tempio di San Giovanni; e quindi se ne tornava al palazzo. Questa festa passava per una delle migliori in Italia; quando l’anfiteatro di legname eretto sulla piazza era pieno di gente, e le finestre e le terrazze addobbate con tappeti erano tutte gremite di spettatori, il colpo d’occhio ne era bellissimo. Montaigne letterato e filosofo celebre della Francia quando vide questa corsa nel 1580, nell’occasione di un viaggio da lui intrapreso in Italia scrive «mi piacque questo spettacolo più che nessun altro che avessi visto in Italia per la sembianza del corso antico.»

Mentre aveva luogo la detta corsa i magistrati adunavansi in Palazzo Vecchio, ed i sei di mercanzia e delle arti adunavansi sotto gli Ufizi dalla parte di S. Piero Scheraggio, e ciascun magistrato con il seguito dei mazzieri Comaudatori e Donzelli recavansi pubblicamente pur essi al Tempio di S. Giovanni e vi facevano l’offerta in cera.

Nella sera del 23 veniva illuminata la cupola ed il campanile del Duomo, non che quello di Palazzo Vecchio, sul quale venivano incendiati diversi fuochi di artifizio a carico del Monte Comune che ne faceva la spesa.

In questi primi tempi del Principato i contadini e contadine non ballavano più sulla piazza come sole vasi in tempo di repubblica, ma salivano nel salone di Palazzo