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parte prima | 27 |
§ VII
Correva l’anno 1529, e la Faigiia dei Medici per tre volte cacciata da Firenze ambiva ad ogni costo di ritornarvi, col deciso pensiero di farsene assoluta signora. Clemente VII abbandonava perciò la lega col Re di Francia, e soffogando lo sdegno contro l’Imperatore Carlo V che lo aveva tenuto prigioniero in Castel S. Angiolo, e quasi costretto a morire di fame, tutto dimenticava per l’ambizione di assicurare un trono alla propria famiglia; venne perciò col medesimo a patti e fu mercanteggiata la libertà di Firenze. Col prezzo di 80 mila scudi, e con la promessa di altri 50 mila dopo le eseguita impresa, l’Imperatore promise di rimettere in Firenze Alessandro figlio naturale di Lorenzo de’ Medici.
L’armi imperiali insieme con quelle pontificie capitanate dal principe di Oranges si mossero ai danni della Città, e nel primo dicembre di quest’anno la strinsero di assedio.
È fuori dello stretto argomento di questi cenni storici la narrazione delle calamitose vicende di questo assedio, ed i gloriosi fatti che illustrarono i difensori. Ciò che però ha rapporto alla storia delle feste avvenute nel mese di giugno e sulla piazza di San Griovanni, si è la rassegna ed il giuramento delle milizie cittadine, che preparavansi a, difendere fino all’ultimo sangue la minacciata libertà di Firenze. Agostino Ademollo nella sua Marietta de’ Ricci ce ne fa un racconto che merita essere riportato. «Dalla piazza di S. Maria Novella ove si dovevano radunare le milizie fino alla piazza di San Griovanni, e poi «ino a quella della Signoria erano le strade sparse di