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14 | le feste di s.giovanni |
Oltre le feste di semplice apparato e divertimento eranvì poi quelle che ridondavano all’utile del Commercio dal quale aveva avuto origine la ricchezza di Firenze. In fatti si trova un Bando del 1473 che dice «I magnifici e po tenti signori Priori e Gronfalonieri di Griustizia del popolo fiorentino fanno bandire e comandare a qualunque persona di qualsivoglia sorte, grado, condizione e qualità si sia, che domattina il dì 22, a ore consuete faccia la mostra di tutte le cose e mercanzie ha in bottega, sotto pena di libbre 15 da pagarsi ai festaioli di S. Gliovanni.»
Lo storico Goro Dati dice «che giunti al dì della vigilia di S. Giovanni la mattina di buon ora tutte le arti fanno la mostra fuori delle pareti delle loro botteghe, di tutte le ricche cose, ornamenti, e gioie; e di tanti drappi d’oro e di seta che adornerebbero dieci Reami.»
In fatti essendo la città in stato floridissimo di mercatura, questa mostra che si faceva delle merci al di fuori delle botteghe invitava gran gente a concorrere alla città; e tanto premeva alla Repubblica che si facesse tal mostra, sì per l’ambizione di esser signora di sì ricchi cittadini, come anche per l’utile che ricavava nel concorso di tanto popolo, che nel 1322, ordinò anche una fiera per la festa di S. Giovanni, quale ebbe luogo sul prato d’Ognissanti e durò 15 giorni. Per dare una idea dell’importanza del commercio di Firenze in questi anni, basti il notare che vi erano 200 botteghe di arte di lana; e ogni anno vi correva da 400 mila fiorini d’oro in manifatture, e 200,000 di guadagno ai Lanaioli; e nella sola via Calamala vi erano 25 fondachi, che spacciavano ogni anno panni per 300,000 fiorini d’oro; come rilevasi dalla cronaca manoscritta di Benedetto Dei esistente nella nostra Magliabechiana.