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parte prima | 11 |
«lli cittadini pieni di letizia e di allegrezza facevano pubblici giuochi e feste di giostre, trionfi, carri, conviti, oltre balli, canti e suoni, nelle piazze coperte di fuori di paramenti con più altri diversi e leggiadrissimi costumi.»
Infatti il Potestà di Firenze era obbligato un mese avanti a S. Giovanni di far bandire in tutti i luoghi consueti della città, e notificare la festa tanto ai signori del contado, come ad ogni altra persona cbe dovesse offrire ceri, paliotti ed altri tributi. Otto giorni avanti comandava ai Consoli di Calimala, ed agli operai di S. Giovanni che eleggessero sei buonomini di detta arte, i quali la mattina del 24 Giugno dovevano stare in S. Giovanni a ricevere tali oblazioni.
In quanto ai preparativi della festa è da notarsi ciò che racconta il Vasari nella vita di Francesco d’Agnolo, detto il Cecca, Ingegnere, che cioè «la piazza di S. Giovanni si copriva tutta di tele azzurre piene di gigli grandi fatti di tela gialla e cucitivi sopra, e mezzo erano erano in alcuni tondi pur di tela, grandi braccia 10, l’arme del Popolo e Comune di Firenze, quella dei Capitani di parte Guelfa ed altre; ed intorno intorno negli estremi di detto cielo che tutta la piazza come chè grandissima ricopriva, pendevano drappelloni pur di tela dipinti di varie imprese, d’armi, di magistrati e di arti e di molti leoni, che sono una delle insegne della città. Questo cielo ovvero coperta così fatta, era alta da terra circa 20 braccia, posava sopra gagliardissimi canapi attaccati a molti ferri intorno intorno il Tempio di S. Giovanni, nella facciata di S. Maria del Fiore, e nelle case che sono per tutto intorno alla detta piazza; e fra l'un canapo e l'altro erano funi che similmente sostenevano quel cielo,