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parte prima 5

meno scrivere il proprio uoiue. Non è perciò maraviglia se in questo luttuoso periodo della storia, ci mancano affatto le memorie degii avvenimenti e degli usi della nostra Fi- renze, per quanto specialmente può referirsi alle oblazioni doni ed altre feste nel giorno Natalizio di San Giovanni.

Quando poi per il trattato di Costanza firmato dal Barbarossa nel 25 Griugno 1183, fu resa la pace all'Italia, le Città della Toscana ad esempio di quelle che si erano unite nella famosa lega Lombarda, scossero allora il giogo del feudalismo. Firenze pure risorta quasi a vita novella, affidò il suo Governo al Comune, ed indi a poco comparve costi- tuita in Repubblica, e quindi in breve tempo divenuta ricca e potente cominciò ad estendere il suo territorio soggio- gando numerose terre e Castelli.

Per tornare alle feste di San Giovan Battista, vi sono molti esempi fino dell' anno 1084, relativi alle Capitolazioni nelle quali i fiorentini obbligavano i vinti in segno di soggezione e di tributo di fare annue offerte alla Chiesa di San Giovanni. Dallo storico Villani si rileva, che preso dai fiorentini il Castello di Mangone obbligarono quel popolo a dare ogni anno certo Censo al Comune di Firenze per la festa di S. Giovanni ; e dovendo poi rendere questo Castello a Benuccio Salimbeni da Siena l'obbligarono a mandare un palio di drappo d' oro. Egualmente il Castello di Montecatini fu costretto ad offrire ogni anno per detta festa un ricco cero con la figura di detto Castello ; ed uno obbligo eguale ebbero i Castelli di Fucecchio, Castelfranco e S. Croce. A seconda di quanto scrive il Borghini gli Empolesi fecero nel 1171, un giuramento di dare anche essi un cero, ed i Certaldesi nel 1198, promisero di pagare ogni anno a San Giovanni, oltre il cero, anche libbre due di argento; e quindi di mano in mano altre terre e Castelli