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D i e mi * I. Xj hi Orienti autm . E s’egli non rapprefenra_j l'vua.rapprcfcnta almeno vn pomo,con la cui rana bellezza tira all* inganno la femplipità de’ noftri primi padri. vum in deferte in. ueni Ifmtl.èfuafiprima poma ficulue«. Ephra- j ini qnitfi auis nutlauit. Ma ceda ceda al no- ftro disino Pittore , il quale hà vn velo formato j di tata marauiglia(ecco la Sindoneje gli hà dato co'fuoi ftupendi colori (antodi forma, che il pregio della disfida guadagna , e ne ottiene^ gloriofamente la vittoria. E tanto baftiquan*

to alla viuacità della naturalezza. Se poi della

! finezita decolori parliamo,qual colore di tanto I prezzo hà il mondo, ch’appo quelli, che nella fui Pittura hi adoperati Chrifto,non perda? Sò che fecondo la dottrina del maggior Filofofoi coioti non fono, che fette, due eftremi, e quafi padri de gli altri tutti, e cinque mezani. Sò , che i naturali fanno mentione del colore Atti-, co, del Sirico, del Lidio, del Melico, e del Pon- tieo. Sò, che i Platonici affermano tre foli ef- fere i colori principali del mondo, dedicati ì ire lumi del Cielo , à Venere, al Sole, & a_* Gioue, che fono quegli apunto, de’quali l’Iride è comporta. Sò.che la prattica de’ Pittori gli dirtingue in minerali,in mezo minerali, & in vegetabili. Però i colori, che qui fparG fi veggono, non fono cauati dalle miniere fotterra- nee del Parettonio, di Cirene, di Creta, di Lenno , ò di Smirna , ma dalle vene aperte del Saluator del mondo ; non tratti dalle fpelonclac dell’ ifole Balearidi, ma dalle vifeere verginali della Reina del Cielo ; non nati, e raccolti fri metalli, e falli, ma trà le polpe, e l’offa di quella fama humanità ; non femplici prodotti d»I* $0