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Diceria I. 77 0hiatus eft , quia ipfe veluit. Quello fù il' Dileguo fpecolatiuo, con cui andaua egli frà fe (ledo riuoìgtdo il modo da tirar felicerocte a fine l'opera fua. Sic faber ferrorius ftdtns iuxta incutiti», fj> ccnfiderans opus ferri. Vapor ignit vret carnet eius,& in calore fornaci* concerta- tur. Sraua egli del continuo appretto la fucina della fua ardente carità battendo co’martelli della fiu dura paflìone in sù l'ancudine del proprio cuote, & aguzzando la punta à i chiodi che lo doueuano crocifigere . Vox molici in• nouat ourem tini, & contro fimilituAintm—j vafss oculus eius. I fuoi penfieri non erano già* mai altroue mieli, cb’à difegnar quella imagi- oc, rnac limandoli mioue.e Arane innentionida temperare i colori . Quinci parlando egli eoa laSpofa.diceua . Copili meum plenum eft roti , & cincinni mti guttis nollium . Il capo di Chrifto era l'intelletto fuo, i fuoi capegli erano i penfieri; e quelli erano fempre fparfi delle gocciole di quella infaulla notte , & humidi della rugiada di quel pteciofo fangue . Portò Zara neU’vfcirealla luce, dopò la lunga conte- fa hauutacol fuo gemello dentro il ventre di Thamar, legata la mano d’vn fìl purpureo po- ftogli a bell'arte dall'accorta alleuailrice per difeernete il primogenito . Ma portò Chrifto dalle materne vifeere auuinto il cuore d’vn’a- morofo laccio, laccio vermiglio , laccio fan- guigno , nodo forte , e tenace, in virtù di cui contrattando vinfe la lutta conSatanaflo . Se però non vogliamdite , ch’egli del contino» uo intorno all'anima portafle quefto ftame_» filato in Paradifo , il qual doueua egli poj tigocre in 10U0 3 dico quella Tel? P >