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Diceria I. ^ e timido panno, il quale ingannando nel di fuori i riguardanti, altro dimoflraua da quel, che dentro fi rafeondeua. Il velo , cui la coperte, fù vna Immanità patìbile , e mortale, la fpoglia vile, & abietta . Semetipfum exinn- nitiii formnm {trai aeelpiens , in (ìmilitudi- ntm hominumfalìui, &hal>itu inuentutvt homo. E chi haurebbe giamai penfato,che fot* lo quella dipintura efteriore cosi mifera, e mi- arabile vn’altra fe ne celaffe tanto pretiofa , e glonofa ? Dall’apparcuza di quefta benda così ro7ameme dipinra venneadtflfcr delufo il mondo, & vccellato l'Inferno, Si tnim cogito- Uiffent, nunquam Dominum gloria trucifixif- Jtnt. Raccontati di quel Greco celebre, e fa* mofo Pittore, che per fare vna fua profana, e fauolofa figura belMfima , per (ingoiar prillile* gio al fuo valore conceduto, delle più belle giouani d’Agrigento fcelfe le parti più notabili, e le più belle . Ma con che modo più peregrino , & a’voftri ingegni nafcotlo il gran_J Padre Iddio per dotare in colmo quefta fua fora , e vera imagine di tutte le perfettioni ò create, ò increate, ò creabili, sfiorando à gui* fa di Pecchia i prati ratti, & incircofcritti della fua immenta potenza, e della fua infinita fapienza , accumulò in elTa il fommo del puro, il fiore del fiore, la (celta della cima di tutto il bello del b:llo della bellezza ? Sogliono i Pittori del mondo , per eccellenti, Se illuttri, che fieno, e per bella, e rignardeuole, che formino vna imagine, quando l’hanno già di tutto punto finita in guifa, ch’altro non fanno ag- giungerui, come , che loro paia non poterti 1’- actc più olite difendere , (oteoferiuendoui C f non* f8 La PttttraJ