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L C I I L o gmtà Icuati, douete ftaruene otiofi à dclici'areJ anzi procurare trafudaudo di diftrugger cjocl- l'iniquo diftruggi'oredella gloria,quell’mgor- dodiuoratorc del tempo,quel maligno Tirati» no della Natura, quel pigro fon no de’vigilanti , quel raoftro pefhfero, che fuole i pili nobili ingegni infettare col veleno del fuo Letargo , colui che può fenza far nulla disfare il tutto. Sò, che ciafcuoo intende, ch’io ragiono dell’Otio, della Virtù morrai nemico, & vnico corrompitore . Conciofiacofa che sì come quell’armi, che del continuo non s’ado- prano , fono logore dalla rugine, e quell’ac- que, che non corrono, fogliono edere pefti- lentiali, e mortifere ; così l’humano valore , fe non è per negligenza eìTercitato , fi perda, e fe non c per ifeioperagine dal buono ftudio aiutato, marcifca. Onde nè Giafone farebbe al glo- riofo acqui fio del Vello dell’oro perueuuto.nè Alcide ftatogiamai degno di pofleder luogo nel cielo , fe prima l’vno non haueffe con le dure fatiche fuperati i pericoli di Coleo , e l’altro con le continue vigilie atterrati i moftri di Libia. Perche non fenza ragione fù chi dif- fe, la pianta della Virtù efler sì fatta, che per trarne buon frutto,non con altr’acqua vuol’ef- fere inasta,che con quella de’fudori. L'eflier» citio adunque,si come quello,che della fudetta pianta è cultore, e che d'ogni bene è padre, efler dee follecitamente abbracciato da tutti coloro, che hanno della virtù vaghezza, sì come no verfa dubbio,che voi habbiate. Vera cofa i, che quantunque in tutte le virtuofe operationi vtile fia l'eflercitio.vtihffimo c però da (limarli quello dell'arte militate,profcffioue propria da