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Dicuil' TU; }*r valle abballando , alla voftta /aera pianta , in tanta altezza crefciuta , e di tanto honorem fiorita , vi riuolgete . O fe gli animi celcfti fufsero d’humana paffìone capaci , e potefle in eflì pnr’in qualche parte l’inuidia hauer luo* go, di che {anta crmilationa accedi cuori, e edi che modello loflore dipinti i volti vedrette voi diGiouanni, di Giacomo , c di Stefano, dell’accrefcimento in frequenza , io nobiltà, & in diuotione del volito magnanimo drappello fpettatori. O lumino!! , egloriofi lumi, nari delnoflro (Iellato Cielo, dth come l’v- no in vece di Luna , e l'altro ni luogo di SoleJ fìete da noi non men venerati , che benedetti, Luna quello nella ofeorità caliginosa d’vna amica incoi tura. Sole quello nella c hiariffinu luce d’ina nouella riforma . Amendue_» figliuoli nati in vn parto di Larona, e di Gio- uè, cioè di Chriflo, e della Ch'efa . Amendue concorrenti alla bellezza , e pcifctcione di quello Cielo . Pure [e fuflè à me dato il diftingue- re; grado delle maggioranze , con pace direi del primo , non fenza qualche vantaggio del fecondo . Non già', cn’io ptetenda di femi- natconcorrenzatrà due Titolati, e Titolari , pieni di vera humiltà i e fpogliati d’ogni terrena ambitione. Nè ch’io prefuma d» contra» dire à quel, che per bolla Pontificale fù efpref- famente decifo, cioè , che fenza diftmtione ,è difFerenza alcuna trà loro, amendue in tutto, e per rutto fi rimanefsero vguali. Ma fc tri l’vno, e l’altro hà quel la differenza, ch’è trà la Luna, e’i Sole, chi ncn sì,che quanto il minor lume hà da cedere, tanto il maggiore hà da procedere t Quella d’argento , quella d’oro ; quell " ia* Dicerit Q II