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Diceria III. j + f far torto alle modelle orecchie di quel Serenif- fimo fpirito, il quale sì adai meglio le lode- uoli cofe operate , che le lodi confcguie a* Icoltare , e perche ni la capacità del tempo può il falcio di cotante cole rilìrignere , né vfHcio della mia lingua è per hora tederc hifio- rico elogio , tacerommi di ciò , entrando ot- dinatameme à parlare della materia di quello cielo. Mà del cielo qual fi a la materia, e di che follanza calcinato fi fude da quel fiipremo Architetto , efiendo quel corpo ( come detto fìi ) tanto da gli occhi noflri lontano , in* nefligar non fi può , fe non per argomento di congettura . Pur non hò io della dottrina del Liceo, e dell'Academia si poca contezza , et»* ignori la varietà delle lor fentenze , e come alcuni Tollero, il cielo edere rn'alito piùprrpa- to della foflanza aerea , e colà sù alzatoti , Se ammaliatoli . Altri , che fude humore pec moltillìmi fccoli compredo , e con faldiffima denficà congelato . Altri, rna fiamma di fuoco piramidale conglobata io dodici bafi ; ci 3 dalla Tua mobile), dalla fua luce , e dal fuo calo* re argomentando. Ni sì poco hò lette e Piatoniche , e le Peripatetiche carte, ch’io qui, lap- pia di quello, òdi quel maeflroi pareri ripugnanti^ difcordi.e che l’vno dal fecciofo, e dall'immondo il fommo, c’1 pura fcegli:nJo,compone il cielo della millura de gli elementi, e_* vuol, che dalla terra prenda la folidezza , dall* aria habbia la trafparcnza , il fuoco lo faccia leggiero , caldo , e luminofo, l’acqua temperi il calore, che col fuo mouimento produce , e che perciò fia naturalmente corrotnbile , e cadutole , dalla fua forma però conferuato, e da P f Dio