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Diceria I t )oi cheta non mi ricsuelli di lei, ma ella mi r/cc« ue da te,e ticeuutomi mio, mi ti rende morto j e quanto à quello capo la croce ti è debitrice.* di malto ; Ma tu ancora per la faluezza del mondo deui molto alla croce . Tu follila vite dell'vU3 , quefta è tl torchio del vino . Turni lunedi come frutto , quelli mi prende come prezzo. E fe ben del tuo frutto li dille. Bene- iiftttt fruQus vtntris fui ; E d‘quella. Ai*» ltdiclu> q.iipendei in Ugno ; nund.meno d» « hoggi auan tc fata pianta di brneditJone, trofeo di glwifa , ft.-ndirdo di (j!uic. Omlefegià à te fù drrto dall'Angolo. Auegrati*piena : alla croce farà detto dalla Chrefa . O crux *ue fpes vmta . Non ti paia adunque tirano , s’io per madr.-l’accetto , e fe non fenza pre^iudi- Cio tuo , che folli lapr.ua , concedo alla feconda qualche maggioranza . Ma mi accorgo, che tu non t. contenti ui cedere, nè voi, ch'ella ti porti vantaggio , poiché veggo , che come fua competitrice le ftai j lato del pari . luxt* trucem . Di quellosl r; nngratio , e (ingoiare obligatione ti porto , facendo , che sì come fei più d’ogni altro alla m a croce verna , così ha» più d’ogm alno partecipato dt’twiei dolori, Se affiftendo al miocantire , hai fatto quafi vn_j contr.iptiiiro sì*l canto fermo. Ninno mi hà in quefta difgrat a accompagnato. Tcrcul*r Cattaui folta le fai foltis tr*t in urrà , £xptcfa:ii qui me confobMtetur t (§> r.on inueni ^Tutti, fe non tu fola , mi hanno abbandonato . An* che il in o Padre etrrno , il Padre cato . Vetit meni DiUi meus, vt quid me direliqttifli ? E vengo alla quatta canna muficale della mia Fi* folla, oc in quefta parola d’altra cofa fi (rat*