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joo La Mt si c a E così in Frigia Marfia trasformato in micelio mormorando ancora è canoro . Ilqual mira* colo di Natura è flato po' ingegnofamentej invtsro dall'Arte, onde in molte fontane de- Iitiofe fentefi l’acqua il fuono dell’organo , dell'arpa, della cornamuf» , e de gli vccel- li iftcflì contrafare . Iu fine non poilono gli occhi di chi ama vedere nel fo;getto amato fpettacolo di ftratio, e non lagrimare ; nc pof- fono le lagrime lue inuitate dalle lagrime concorrenti non fcaturire Non è adunque da ma. rauigliaefi, fe Ugnmando Chnfto. C»m c/timore valido, ó* latbrytOit txnttditus (fi pn> {un reuirenria. E Jagrimando da rutte le mc- kra.non che digli occhi.gocciole fangutnofe , lagrimofa ancora fi d'mpftra Maria; & il fonte delle lagrime di quefta prouocatodal fuono della Sampogna di qudlo , quali dola foa Ma- fica emu’itote , falta da! cuore , e gronda pec gli occh,(entendofi mslfimamenie da quell i + flcb;l p irola frettate . Mirti tr e tee filmi litui. Pur come voglia d re.SCVSAMI, ò madie, s’io ti tenuti.io, perdonimi fe ti abbandono . Con* uien , che rati proc icci altro figlio, s come io mi accodo ad altra madre. Madre ftata mi fei tu'nfìtio àqu-ft’htira . Ma m.iJie di qui innanzi mi fia la Croce. E vero , che tu mi porca- fti noue meli; la Croce non mi porterà , che tré hore. Tu fenza (faglia,e fen2a pefo;quefta coti pefo, e con dogla. Tu con l’ombra dello Spirito fama , qu:fta con le tenebre dell’Vn»- uerfo . Tu mi legarti con falce , quefta_* mi ftringe con chiodi . Tu mi fcaldalti nel feno, quefta mi raffredda col gelo . Tu mi facelti le carni, quefta m: Is ftraccia, £ vero t