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Diceria II. jSj Ctra’foldari nelle fanguinofe campagne , qui- dì trionfi , c capacitici petti dr’Chrifttam fia per fempre in tutto, f per turto band ta . Perciò Diogene hauendo il cafo di Senofanre rdiro : 0 quanto (d (Te) Mufico migl ore fora egli Atto ,k canto Caputo haueile ritrouar tale , chs_> l'animo d’AlefsHro furiofo n’hautlle fentito il freno piti tofto, che ripofato lo (limolo ; quin. ci molto p ù lodato fù Empedocle , il <]ualc_» ad vn’orgogliofo, Se iracondo gioitane, ch«_» col ferro ignudo in mano vn fuo hofpite affali* na , fedandocon Mulica non tanro filiera la_j colera, gli fece deporre in vii medefimo tempo il pugnale, e Indegno O benigtuflirao.ò man-» futtiìfimo Mufico,che qtando vedi la ditiina_* Giuftiria piùciuccofa contro l'hiiomo Hringer la fpada per dargli de’commefli delitti il meritato caftigo >*021 quando redi il paterno rigore più adirato con la delira tremenda vibrare il fulmine per punir cotoro, che malo trattano, all’hora con le tue mufiche note gli fai cader l’armi di mano,e placato il fuo furore , lo sforzi, lo torci, & à tuo fenno lo pieghi à clemenza » Onde fe gii Caligula ammirò l'affec* taofa manfuetudinedi quel giouine flagellato, e compiacque!! della tenerezza del fuo lameu- to,mentre fri le battiture,form*bat(pei vfar le parole del Suctonio) elià infitta gemi- tuqut ftrdttlctm , quanto piùdourà il gran Padre del cielo intenerirli , innamorato dalla dolcezza di quel canto ancor trà i flagelli, c trà 1 dolon (o>uiffìmo;.P/ir«> ignofet illii,qui» nt- ftiunt quid faciunt. Pur come voglia direj. PADRE ,fe Mosè tanta auttorità hebbe teco pregando à fauor d’vn popolo idolatra^ d’vna