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Diceria II. n7 canto ? echcconeflo fecondo il tuono della propria voce non s'accordi? Chorda dicitura» quid cord* moneat,dice Caffiodoro. E fe tanto hi in sè d’efficacia il fuono,e’I canto de gli huo- miniordinaii, qual marauiglie nondoutà po» rete operate in que'cuori, che fi ritrouano all* armonia difpofti, la Mufica del figlino! di Dio humanaro? Non è bambino in culla ( dice Fi* Ione) à cui la Mufica non fia quafi vn'altro latte.Non è natione al mondo cosi barbara,e dalle buone arci aliena,che pur del cantare, e del fonare non fi diletti. Non è città tanto inculca,e nul'intefa , a cui non fia quefto giocondo trastullo riabilito per legge. Quinci plarone hebbe adire , che con la mutatone della Mufica fi mutanoetiand'o le Republiche. Dallaqualcofa eflempio memorabile ce ne porgono gli Arcadi,i quali (come racconta Polibiojper hauc c di- fprezzate le buone leggi del cantare,l’vibanità, e l'Immanità in ferità commutarono , e da cru- de li (Time diffenfioni ciuili furono da indi in poi eguagliati infino all’vltima diflrutt'one . Là doue a rincontro t popoli della Gillia dianzi feroci, & intrattabili diuenneto per quefta vir- tùmanfueti.e benigni. Che più’Non è animale così terribile, nè creatura cosi auftera,in cui di qutfta dolce, e moderata rilafTatione d'animo non fia naturalmente wfufa qualche raghez- za . Glivccelli nell'aria dalla imitatione del canto tu fingati volano alla rete. 1 pefei nell'acqua dentro lo ftagno d’Alefssndria dalla dolcezza del fuono trattenuti non fuggono. I Cer. ui interra daH’humano concento allcttati fi lalciano prendere . La forza della Cetera tra* he a sè i Cigni Hiperborei, La virtù della Lira LtDitcrit, K con.