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114 A Mvsica la crudeltà de gli huomini l’hà gictato . Veni in *lt>tudinim m*rh , & tempeftat demetfit me. Ttà'i’alcre leggi , che fi proponeuanoà Coloro , ch'anticamenre foleuano ne* teatri Cantare , e fonare , erano quefte. Nefeffus re fiderei , nt fudorem,nifi tanqttam indulti: gere* bat, ■ve/ie abflergeret ; Ma quanro pili (offe- ' rente è la coftania del Mufico del Cielo , il- quale dopò > Tuoi fanguinofì fudori è rafciuga- to sì ,raa per maggior tormento con vna vetta di porpora ,dopò la fua lunga lafTezza fiedesì, ma per maggior fatica fopra r n ruuido tronco t fingon le fauole , che la prima corda della cererà d’Apollo vna volta con elfo lui fi querelò , dolendoli che con ettere ella fra tutte 1*. altre la pili fotti ìe, e più debole , fufTe con tutto ciò la p ù percoila , e più fouente eguagliata ; Da cui le fii r.fpofto, che cosi era alla perfertio- ne deiratmoma efpediente . Ma quantunque il corpo del Signor noftro, fopra quanti nej formò giamai Natura dilicato , e gentile, fia più dì quanti ne furono giamai tormentati da Tiranni, tormentato, & afflitto, non però pun- co, per non guaftar la fua Mufica , fi ramarica , òfilamema . E fpogliaco dc'propri panni', e Don fi duo!e ; E intrecciato d’acuriilime fpine , enonfìmuoue ; E battuto con duriflìme ver. ghe,c noi! fi torce ; E confitto da pungentif- fimi chiodi , e non fi lagna . Tanquum ouis cor am tendente non aperti it os /imm . Celebri pure lafauolofa lingua di Marone il gran Mu* feo, dicendo ch’egli per l'amenilTìme ombre de’gùrdim El-fij fpatiando , con la dolcezza dellcfuecorde mteneciua l’aure , e riempiua di gioie l'anime beate . Io non altro con ve*