Pagina:Le dicerie sacre.djvu/210

Dici R t ì II 101 éni quel famofo Oratore,quafi con mufico con» cento , lufingando l'orecchie , tiranneggia* ua gli affetti , &àguifadi Pecchia legando i fenfi col miele della dolcezza, trafigeua gli ani. mi con lo (limolo della perfuafìua. Soggiunte forza di lingua attribuirono Homero.e Clau. diano , l'»no à Neftore , & ad Vliffe, raflomi- gliando la foauità delia lor parlatura al fapo. r» del miele, e l'impeto alla piena delle neuidi. fciolte, l’altro à Mamliot d dolcezza nel dilet. tate , c d’efficacia uel mueuere lodandolo ne' fuoi Tcrfi . Ia m da ice loquendi „ Fondai , & attorniai firmo qui dueertt aurei : „ Mox vndare foro vidrix opulenti a lin- g«*, „ Tutarijj reo! . Ma che hanno da fare tutte quefte eccellenze^ contrapofte alla polente armonia del noftro diurno Mufico ! Vox tua dulcii efl. Le Diceie de gli huomini eloquenti , col redimon o del maeftro di cotal’arte, altra cofa non fono, che canti muficali , il cui concento non folo mol- ce l’orecchie, ma gli fpiriti etiamd'o diletta , e dilettando rapifce:concento mirabile,in cui non men, che nella vera Mufica , le differenze.» dc’tuom, eleconfonanzede’numeri necelTa* xiamente concorrono . Onde mentre l'inuen- tione ajla difpofirione rifponde .alla inuenno- ne, i’elocutione; l’attione l’accorda eoa la me. moria,e con le cofe dette ; nè il volto dalla prò. nuntia, nè la pronuntia da gli atti del corpo di- feorda ; l’ingegno del Dicitore s’accoraoda al fenfo degli alcolismi ( la voce all’rdiro , &il I y mo-