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Dicitit II. i9f ehi falui,e mondi il mondo. Dignus tfl Agoni, qui oceifut t/l , Accipcre librimi. Era dopò il Àio cadere (conciamente imbracato il Mondo nel Cozzo fango di mille brutture terrene. Ecco dii lo purga,e netta ; Ecco chi rafletta le parti; Ecco chi racconcia gli errori ; Ecco chi ripara '■ all’angelico, & all'hnminodifconc'rto, riem- | pendo i luoghi abbandonaci da gli Angioli, e cancellando col fangue delle proprie vene lt_> co'ps de gli hnomini. Coti rimette la Mulica , e cantando forma hoggi paflaggi, e coutrapun- ri di far ftupir la terra , e’I Cielo . E qui vengo (Settnifiimo Sire) con opportuna occ,ifions_> ad attingere la prattica della Mufica , ch’àia^» feconda patte del primo capo , doue da trattar m'atianza, come non meno efperto, &e(Ierci- tato per proua , che cheorico per arte il noftro Malico fi manifefti. Fra le prinsipali conditio- ni adunque, che richiede la prartica iti qucft’ar. te, la principalifTìma,e frale prime forfè la prU ma è la dolcezza della voce . Ma perche meglio la qualità dell’humana voce s'intenda, perche non andiamo qualche parte delle fue circoftan- zc cariofamente inueftigando ? Hor per incominciar di qua . Tanto nella Natura maeftra dell’Arce, quantenell’artiemuledella Natura, quell’opera ritrovarono i buoni Giudici dcllt_> cofe pili ifquifitameme perfetta, e di maggio* re ftimi degna , alla cui fabrica maggior nu« mero di machine, di ftromenti , e di fatiche concorre . Trà le cofe naturali ditemi quanto hà d’artifìcio, anzi di marauiglia l'architettura v del miele; al cui lauoro di tanto ingegno , di tanto Radio, e di tanta diligenza fà dimeftic. ti di tanto apparato Jj rugiade, di gomme, di la-