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ui delle porte Piamomeli. Chc frà Dagisl,^ Gionsta paflafTe intrinfico,& ifuifceratoamo- tc, ch’ara fède ne rende la Scrittura. Diìigtbat tum qua fi animam/uam. Ma quale per volt ra fe fu l'origine principale di si cordiale amore » Vna fola cagione fe n’affegna.Muw txpcliauit ft Ionathai tunica,qua e rat indutus,& dai il eumOauid,^ omnia vefnmcaia fua dedii eiw •vfque ad gladium,^ arcum,& vfqut ad bai. teum. Ni maggiore, ò più vigorofo argomento sò trouar’ioà prouare, che voi f Sereniflrm® Sire) fiate fingolarmcme da Dio amato,fe non i! vedere, ch'egli fi è fpog.'iatodi quel panno i- fleflo che lo couerfe, e re n’hà fatto libero do* no. ! E ciò che più c da notare ) infieme cal panno ti hà anche donato l’arco, la fpada, c lo fendo, poiché il medeGmo panno ri feufa feudo, e vi fetue di fpada, e d’arco per la potemif- lima difefa,che leco porta. Laonde non fia chi fi marauigli s’io torno à dire, ch'iddio fi ì per voi fpropriatodel meglio ch’egli s'hauefle, Se hà io voi à piena mano verfata tutta la douitia de'beni fuoi. Fauoreggia quello mio penficro l’auttorità di quell’altre parole dette dal buon vecchio Ifaac al fuo figliuolo E finì , quando accortoli, chc l'altro fratello gb haueua fcal» tramente vfurpata la primogenitura, non rapendo qual'altta benedizione concedergli, dille, frumento,& vinoftahiliui tum, & libi pofiùttfili mi vltta quidfaciam 1 Parla il gra Padre Iddio agli altri Signori d’Europa, e dica loro. Deh che pofs'io piùdarui ? Se il mio ca* rilfinio primogenito frà tutti i Prencipi vi hi egni pretenfione preoccupata, togliendomi di «nano la miglior preda del mio cclefte Erario,