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ioS La P i t t r n, inuoglio. Io per me »oglio credere, che fe_» come per la pietà dt quella morte acerba fi di- uife il telo del tempio, cofi fi fuflie anche quell’ alito velo diuife, non pur le diuerfe uationì della tetra, magli Angioli fletti del Cielo hau. cebboao con diuota ambinone contefo à gara per inuolatnequxlchefqiiarcio. Ben’è piò afpto dcldialpro il mio cuore s’alla reduta in_* •ì dolorotà pittura non fi diftempra lauandola almeno con due nuoti di lagrime vfeite da que- fi 'occhi in cambio di cinque fiumi di faiigue_> vetfati da qnelle vene. Ma miferi noi.che vale quella vaga Pittura po/ledere nafccila al buio, e fenza la luce della diurna gratia rimirarla-* ? Che ci gioua l’efler fatti degni di c.Ta, s’ad’o- £ni altra cofa il noftro (ludio c tiuolto, ch’à riformarci,.^' à conformarci con quella} Indarno fi gloria Tormo d'tanto hoiiore,fe dal fuo ean. co non protiocad ’imirare(ancorche inimitabili} quelle diurne pennellate , formando in fe_j fteflo vna perfetta imagine di virtù. Staua rimirando vn* Athemefe certa fcaramuzza finta in vn quadro, doue da quei d’Athenej erano vinti, & vccifii Lacedemoni, & in rimirandola efclamò frà fe ftelTo. O forti Attienili! . Vdillo Lacone, e foggiunfe. Si neila tauola . Significando qaafi /ciocca, e leggiet co- fa efFère l’infuperbire , e gonfiarti delle dipinture , qumdole vere aironi fono da quelle di- ucrfe. E clic vale , ch’altri fi pregi dello foi- feerato amore portatogli, e paiefatogli dall’ Immanità Verbo, fe con difformità di coftu- mi fi traligna da quella d uina fomiglianza > folli folli coluto, i quali ióbaiidonanJo il ma- giltcro della «cerna Pittura .cbe hanno daiua-

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